L’approccio italiano alla ricostruzione dell’Ucraina: un bilancio dell’Ukraine Recovery Conference 2025
L’edizione 2025 della Ukraine Recovery Conference (URC), ospitata a Roma il 10 e 11 luglio, ha rappresentato una tappa strategica nel processo multilaterale di sostegno alla ricostruzione dell’Ucraina. Istituita come evoluzione della Ukraine Reform Conference, avviata a Londra nel 2017 per sostenere le riforme democratiche e istituzionali promosse dal governo ucraino, la conferenza ha progressivamente ampliato il proprio mandato. A partire poi dall’edizione di Berlino del 2024, la Conferenza ha assunto una struttura più sistemica e operativa, organizzando il processo di ripresa attorno a quattro pilastri: dimensione imprenditoriale, umana, locale e regionale e dimensione delle riforme, quest’ultima strettamente connessa al percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. L’URC 2025 ha infatti riaffermato la centralità del percorso di adesione europea, e dunque l’allineamento agli standard comunitari, come architrave delle prospettive di sviluppo a lungo termine del Paese. Uno degli aspetti più rilevanti della Conferenza è stato l’annuncio di nuove iniziative economiche e strumenti finanziari destinati a sostenere la ricostruzione dell’Ucraina nel medio-lungo periodo. La Commissione Europea ha ufficializzato il lancio del Fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina, di cui l’Italia ne è promotrice, che mira a mobilitare capitali in settori strategici. A questa iniziativa si affianca un pacchetto da 2,3 miliardi di euro annunciato nell’ambito dell’Ukraine Investment Framework, che supera gli 1,4 miliardi raccolti nella precedente edizione di Berlino. In questo contesto, la URC 2025 non è stata solo un momento di pianificazione tecnica, ma un atto politico di rilievo internazionale, volto a tradurre la solidarietà in impegni concreti, a creare fiducia nei confronti del futuro ucraino e a costruire un partenariato solido tra Kiev e gli alleati europei.
La scelta dell’Italia come Paese ospitante per questa edizione non è stata casuale, bensì rappresenta un riconoscimento del ruolo centrale assunto da Roma nel sostegno alla causa ucraina e la volontà del governo italiano di contribuire in modo visibile e continuativo. Attraverso l’organizzazione della conferenza, l’Italia ha voluto rafforzare la propria posizione come attore chiave nello sforzo collettivo europeo e internazionale di ricostruzione, rilanciando al contempo una visione della solidarietà come leva geopolitica. I risultati concreti ottenuti confermano la solidità del sostegno a Kiev. L’edizione romana ha riunito oltre 6000 delegati provenienti da 70 Paesi e 45 organizzazioni internazionali. In totale, sono stati firmati più di 200 accordi, tra cui 40 intese siglate da aziende italiane, per un valore complessivo che supera i 10 miliardi di euro. Questi numeri testimoniano non solo l’interesse strategico crescente da parte dei partner internazionali, ma anche l’emergere di una cooperazione strutturata tra pubblico e privato. Ospitare la conferenza non ha rappresentato soltanto un atto di vicinanza, ma un’opportunità concreta per tradurre la solidarietà politica in azioni operative e visibili, e l’Italia ha colto l’occasione per presentare una strategia di sostegno articolata e multilivello.
L’annuncio dell’assunzione del patronato italiano su Odessa ha rappresentato uno degli sviluppi simbolicamente e strategicamente più significativi della URC 2025. Colpita duramente dalla guerra, Odessa è emersa come un crocevia essenziale tra cultura e resistenza. Non solo porto vitale del Mar Nero e snodo economico per l’Ucraina, Odessa è anche un centro identitario e culturale. Il riconoscimento del suo centro storico come sito UNESCO in pericolo ha rafforzato la consapevolezza internazionale del valore del suo patrimonio. L’Italia si è impegnata non solo a ricostruire alcune tra le strutture culturali più emblematiche della città, tra cui la Cattedrale della Trasfigurazione, la Filarmonica e il Museo delle Belle Arti, ma a farsene vera e propria garante nel processo di rinascita identitaria e civile. Nel corso della conferenza, è stato rilanciato un progetto congiunto di riqualificazione urbana e culturale, con l’obiettivo di preservare il tessuto architettonico della città e al tempo stesso favorire un processo di rinascita sociale. L’Italia, attraverso il coinvolgimento del Ministero della Cultura, dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e di importanti istituzioni italiane ed europee, ha confermato la propria disponibilità a guidare e sostenere questa iniziativa. Sul fronte sociale, va segnalata la dichiarazione d’intenti trilaterale tra Italia, governo ucraino e Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa per il rafforzamento del progetto “Home”, volto a risarcire i cittadini ucraini che hanno perso la propria abitazione. Odessa diventa così un banco di prova emblematico per l’intera architettura della ricostruzione postbellica: la sua rinascita rappresenterà un indicatore visibile
della credibilità dell’impegno internazionale e della capacità dell’Ucraina di riaffermare la propria sovranità culturale. E, in questo contesto, il contributo italiano acquisisce un significato che
va oltre la solidarietà.
L’Italia ha inoltre lanciato un significativo plafond da 300 milioni di euro, sostenuto tramite SACE, SIMEST e Cassa Depositi e Prestiti, dedicato a facilitare l’accesso delle imprese italiane ai progetti di ricostruzione ucraina. Questo consente di trasformare la solidarietà politica in opportunità concrete: tramite crediti agevolati, garanzie finanziarie e investimenti di equity, le imprese italiane possono affacciarsi al mercato ucraino con condizioni più favorevoli. Contestualmente, è stato annunciato un contributo diretto di 13 milioni di euro per rafforzare la resilienza del sistema energetico dell’Ucraina, in risposta ai frequenti attacchi russi alle infrastrutture critiche. Il fondo, gestito insieme al governo ucraino e organizzazioni internazionali, è destinato all’acquisto di beni essenziali e componenti per la riparazione e il rafforzamento delle reti energetiche nazionali.
Un altro pilastro fondamentale dell’approccio italiano è stato rappresentato dalla collaborazione tecnica tra Leonardo, Enav e UkSATSE, finalizzata al ripristino del sistema di traffico aereo civile ucraino attraverso il Piano Ukraine Air Traffic Management Restoration and Recovery Plan (UARRP). Il Memorandum d’intesa firmato a Roma prevede la donazione di cinque radar primari e l’assistenza tecnica operativa da parte di ENAV, unitamente all’implementazione gestionale da parte di UkSATSE. Parallelamente, sono stati avviati progetti congiunti su trasporti stradali, valichi di frontiera e logistica ferroviaria, volti a ricostruire le direttrici commerciali e di mobilità già compromesse dal conflitto.
L’Italia ha anche investito in modo rilevante nella dimensione umana della ricostruzione, attraverso la partecipazione e l’organizzazione di side-event. L’iniziativa di punta, ossia il meeting “Empowered Ukraine: ripartire dal capitale umano”, ha richiamato l’attenzione sul ruolo del capitale umano come chiave per una ripresa duratura: si è discusso di inclusione sociale, rientro nel mercato del lavoro, formazione e protezione vulnerabile, con particolare attenzione a rifugiati, donne e veterani.
Infine, tra le iniziative simboliche, ma dal valore concreto, la firma della nuova Lettera di intenti tra Bergamo e Bucha, città gemellate sin dal 2022. A Roma, la sindaca di Bergamo, Elena Carnevali, e il sindaco di Bucha, Anatolij Fedoruk, hanno rinnovato e ampliato il loro patto di cooperazione. Il progetto nasce grazie all’impegno del Cesvi, storica ONG italiana attiva nei contesti di crisi dal 1985, e tra le prime a operare in Ucraina all’indomani dell’invasione russa. Con il primo gemellaggio, Bergamo ha contribuito alla riapertura della scuola materna “Arcobaleno”, all’allestimento di rifugi e centri per la salute mentale. Ora l’obiettivo è estendere la collaborazione ai settori dell’infanzia, della cultura, dello sport, del welfare e della tutela ambientale.
L’esperienza dell’Italia alla URC 2025 testimonia come il Paese stia assumendo un ruolo di primo piano nel processo di sostegno alla ricostruzione ucraina. Ospitare la conferenza a Roma ha confermato la volontà italiana di porsi non come semplice donatore, ma come interlocutore affidabile e partner attivo di lungo periodo, contribuendo non solo alla pianificazione strategica, ma anche alla realizzazione di progetti operativi sul territorio. Il patronato su Odessa, i finanziamenti, il sostegno al capitale umano e la cooperazione tecnico-industriale riflettono una strategia che mira a promuovere una ricostruzione sostenibile, capace di rafforzare la sovranità, la resilienza e la coesione sociale del Paese.