Nel complesso scenario geopolitico odierno, l’Italia si trova a dover bilanciare i propri interessi nazionali con le dinamiche di un Medio Oriente in continua evoluzione. La stabilità della regione, la sicurezza energetica, il libero transito marittimo e il rafforzamento delle relazioni diplomatiche rappresentano elementi chiave della politica estera italiana.
Per approfondire questi temi, il Comitato Interessi Nazionali Italiani (INI) ha intervistato l’ex Ambasciatore in Yemen e Arabia Saudita, Mario Boffo, che ha condiviso la sua esperienza e il suo punto di vista sugli interessi strategici dell’Italia nella regione.
Dalla storica presenza italiana in Yemen alle prospettive di cooperazione con l’Arabia Saudita, passando per le sfide della sicurezza e il ruolo del soft power, l’intervista offre una panoramica chiara e dettagliata sul posizionamento del nostro Paese in Medio Oriente.
Gli interessi nazionali italiani: definizione e prospettive
Secondo l’Ambasciatore Boffo, “gli interessi nazionali italiani si articolano su tre pilastri principali: la stabilità nel Mediterraneo, l’autorevolezza dell’Italia nelle alleanze e nei fori internazionali, e il perseguimento nel mondo di equilibri entro i quali poter agilmente operare quale economia di trasformazione con alta vocazione alle esportazioni ed entro i quali collaborare con gli altri paesi nel quadro dei temi globali”. In un contesto geopolitico sempre più dinamico e instabile, l’Ambasciatore Boffo ha sottolineato la difficoltà di un singolo paese di operare da solo al fine di conseguire i propri obiettivi, e la conseguente necessità di “muoversi nel quadro di ogni possibile collaborazione con alleati e partner, assicurandosi che i propri interessi siano riconosciuti e affermati”.
L’Italia e lo Yemen: un interesse strategico storico
L’Italia, in quanto media potenza mediterranea, ha un interesse diretto alla stabilità del Mar Rosso e dello Yemen. Questo perché, come l’Ambasciatore spiega, “il Mediterraneo è un mare chiuso con due accessi: quello dello Stretto di Gibilterra, che attualmente non presenta problemi, e il Canale di Suez. Ma si può uscire o entrare attraverso Suez solo se il Mar Rosso e lo Stretto di Bab el-Mandeb sono transitabili al traffico navale senza ostacoli”. Di conseguenza, il libero transito nel Mar Rosso è essenziale per le rotte commerciali verso il Mediterraneo e per il funzionamento dei nostri porti. L’Italia vanta una lunga tradizione di relazioni bilaterali con lo Yemen, risalente al riconoscimento della sovranità e indipendenza del Paese nel 1926. Al riguardo, “l’Italia dovrebbe prepararsi a recuperare il proprio importante ruolo nello Yemen e nell’area, dove dispone anche della base militare “Amedeo Guillet”, pur declinandolo nell’attualità e manifestandolo appena possibile”.
L’Ambasciatore ha inoltre sottolineato che la recente nomina di un Ambasciatore italiano per lo Yemen, seppur non residente, indica la volontà di recuperare un ruolo di rilievo nella regione.
Comitato INI: “Nel suo libro Yemen Eterno, Lei scrive: “Ho vissuto lo Yemen visitandone i luoghi, studiandone la storia, incontrandone il popolo, esplorando l'avventura delle sue relazioni con l'Italia. Ho guardato allo Yemen non solo con lo spirito distaccato del diplomatico, ma anche con gli occhi del cuore, con cui l'ho percepito e assorbito”. Potrebbe condividere un episodio concreto in cui la comprensione a livello personale del paese ha fatto la differenza per la migliore promozione degli interessi nel paese?”
Ambasciatore Mario Boffo: “Può sembrare una questione romantica, ma è invece un grande bagaglio di soft power: presso il popolo e le istituzioni yemenite è più che vivido il ricordo e l’affetto verso il nostro paese. Molte personalità e vicende che hanno legato Italia e Yemen sono presenti nella memoria del popolo yemenita come temi importanti della sua storia: l’operato di Amedeo Guillet, eroe di guerra e di diplomazia, che – rifugiato a Sana’a presso la corte reale dell’Imam nel 1940 a seguito della sconfitta italiana in Eritrea – rilanciò le relazioni bilaterali come ambasciatore dal 1952 al 1960; l’operato dei tanti medici italiani che hanno lavorato nello Yemen nell’ambito della cooperazione medica, vivendo talvolta tragiche vicissitudini del paese; l’epopea di Pasolini, che lanciò lo Yemen all’attenzione internazionale con il suo documentario “Le mura di Sana’a”, grazie al quale l’UNESCO dichiarò la città patrimonio dell’umanità, innescando opere di restauro e ristrutturazione cui anche l’Italia partecipò intensamente. Potrei inoltre citare il grande prestigio che meritarono i nostri archeologi, guidati dal grande Alessandro de Maigret, i cui scavi hanno contribuito a chiarire molti aspetti storici dello Yemen antico, e i restauratori italiani dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali, che intervennero nelle antiche moschee di Sana’a e Taiz. Non vi è quindi un singolo episodio concreto: tutto un insieme di elementi, compresa il grande apprezzamento dell’attività italiana a sostegno della stabilità dello Yemen fra il 2008 e il 2015, mi confermano nell’idea che il nostro paese potrebbe facilmente recuperare un prestigio, che non ha mai perso, e un posizionamento che sarebbe molto opportuno, nonostante le devastazioni della guerra”.
L’evoluzione delle relazioni bilaterali tra Arabia Saudita e l’Italia
L’Ambasciatore descrive il rapporto tra Italia e Arabia Saudita come “eccellenti, e ultimamente rafforzate a livello governativo, grazie alle visite che vi si sono succedute, e grazie all’accresciuto impegno di grandi aziende italiane, soprattutto in ambito di tecnologia e difesa”. Tuttavia, viene sottolineato come questi non
saranno gli unici due settori in crescita nel prossimo futuro: “considerata la proiezione di Riad verso un’accelerata modernizzazione e verso una centralità economica, geopolitica e strategica, sono tante le opportunità italiane per stabilire connessioni durevoli, anche in campo culturale, visto che l’Arabia Saudita si è molto aperta anche su questo fronte nel quale siamo portatori di grandi valori”. Secondo l’Ambasciatore Boffo, il sistema Italia sembra aver compreso che, per consolidare i rapporti con i Paesi di interesse, è fondamentale garantire una presenza costante e non episodica, e, come egli stesso sottolinea, questo approccio si sta concretizzando in Arabia Saudita.
Comitato INI: “Dal punto di vista della sicurezza e della stabilità in Medio Oriente, quali sono le principali minacce che potrebbero influenzare gli interessi nazionali dell’Italia?”
Ambasciatore Mario Boffo: “Direi che qualsiasi nefasto aspetto della crisi del Medio Oriente è suscettibile di incidere sui nostri interessi, a cominciare dalle minacce alla navigazione per finire a quelle di terrorismo. Ma anche indipendentemente da singoli aspetti, l’instabilità in sé produce incertezze che certo non beneficiano il tranquillo perseguimento dei nostri interessi nazionali. Non sarà facile risolvere, o almeno attenuare in modo non effimero, una questione che continua imperterrita da più di settantacinque anni. Credo comunque che bisognerà riprendere a sostenere tre elementi che potrebbero fare da pilastro alla stabilità: il dialogo sul nucleare iraniano, i Patti di Abramo, e una formula di coesistenza fra israeliani e palestinesi. Si tratta di elementi fortemente intrecciati che bisognerebbe riprendere quanto prima”.
L’influenza della digitalizzazione sulla diplomazia e sulla gestione delle crisi internazionali
Infine, l’Ambasciatore ha analizzato l’impatto della digitalizzazione sulla diplomazia contemporanea. In particolare, ha ricordato il ruolo dei social media nelle cosiddette “primavere arabe” del 2010-2011 e la loro capacità di diffusione in tempo reale di eventi chiave, come l’assalto a Capitol Hill del 2021 o le recenti repressioni iraniane contro le donne e i giovani. D’altra parte, “i social rischiano di inondare il mondo di notizie senza controllo, in parte consapevolmente false e maliziosamente diffuse per confondere l’opinione pubblica”. Per questo motivo, l’Ambasciatore Boffo invita “le istituzioni e i governi a mettere in atto strategie per contenere questo fenomeno, già assurto al livello di vera e propria arma di disinformazione”.